BREVE APOLOGIA DEL CAOS

BREVE APOLOGIA DEL CAOS PER ECCESSO DI TESTOSTERONE NELLE STRADE DI MANHATTAN

di Santiago Sanguinetti

Regia Simone Luglio

Traduttrice Teresa Vila

Cast

Eleonora Angioletti

Giorgio Castagna

Simone Luglio

Daniele Marmi

 

 

 

 

L’OPERA

Quattro persone chiuse in un appartamento d Manhattan, persone comuni che non sanno stare al mondo e che sognano la rivoluzione a qualsiasi costo, improbabili terroristi che progettano un infallibile piano insurrezionale: in quello spazio simbolicamente centrale del capitalismo mondiale, diffonderanno un virus che aumenta la quantità di testosterone nel corpo e altera il comportamento degli esseri umani trasformandoli in animali mossi dal puro istinto sessuale e dalla volontà di dominio, portando ineluttabilmente al crollo del sistema capitalista. L’idea rivoluzionaria, anche se strampalata, c’è. L’esito, improbabile.

“Buona fortuna compagni! Questo è il tempo della guerra!”

 

IL CONTESTO

“Breve apologia del caos dovuto all’eccesso di testosterone nelle strade di Manhattan” del drammaturgo uruguayano Santiago Sanguinetti, si inserisce con altre due pièce all’interno della Trilogia della Rivoluzione, un tentativo di fare teatro politico nel secondo decennio del 21° secolo.

Senza cercare di contrastare, ma al contrario, cavalcando il disincanto, la de-politicizzazione, la perdita di quadri di riferimento che tanto caratterizzano la nostra epoca, Sanguinetti estremizza i più urgenti interrogativi sull’attività politica e sulla necessità di ripensare il mondo in cui viviamo, per farli implodere in un balbettio no-sense con uno sguardo giocoso e spietato.

Così si sovrappongono in stratificazioni viscose i lasciti disastrosi dei più importanti avvenimenti della storia recente uruguaIana: il decennio insurrezionale degli anni ’60, gli anni della dittatura militare, la transizione democratica, l’imperialismo e il consumismo sfrenato degli ultimi anni.

Attraverso l’umorismo, il grottesco e la farsa, Sanguinetti interroga quei momenti chiave del passato e del presente, smonta discorsi riduttivi e manipolatori e invita lo spettatore alla riflessione.
Nonostante il contesto in cui l’opera si colloca sia geograficamente così distante dal nostro, non è difficile però trovare in questa disillusa commedia della rivoluzione frustrata un parallelismo con la storia recente italiana, piena di slanci rivoluzionari, movimenti nostalgici, disillusioni e utopie fallite.

 

NOTE DI REGIA

Ho sempre pensato che questo testo che parla di un gruppo di uruguaiani che vanno con grande fatica ed esborso di soldi a New York per mettere in atto un piano strampalato di rivoluzione, nel suo adattamento italiano potesse risultare, (per usare aggettivi tendenziosi), datato, obsoleto e sorpassato.

I temi trattati dell’utopia rivoluzionaria contro il capitalismo, Stalin, la Coca-Cola e l’anti-americanismo, per il pubblico italiano mi apparivano ormai sbiaditi, e questo rischiava di influire sul risultato dell’intera messa inscena.
La materia rivoluzione non è mai semplice da trattare anche perché ogni qual volta si progetta qualcosa di rivoluzionario c’è il rischio che l’idea che ha scaturito la voglia di rivoluzione sia già datata, obsoleta, sorpassata.

La parola rivoluzione vive nel costante presente che è per sua natura impalpabile, di conseguenza qualsiasi tentativo di progettare una rivoluzione, prenderà spunto da un’osservazione passata questo renderà l’idea stessa un sogno utopico nutrito dal passato.

Proprio questo ragionamento mi ha portato a focalizzare la mia attenzione sui protagonisti di questa storia, sul perché ognuno di loro fosse lì, quale fosse la motivazione che li spingesse ad essere lì.
Mi sono ritrovato a parlare della solitudine. Una solitudine mossa da un apparente comunione di intenti alla ricerca di un’utopia sociale. C’è il vecchio e nostalgico Nicolas che spera in un ultimo e disperato tentativo di riscatto per resistere ed esistere, c’è il giovane nipote Benjamin che, intriso dei racconti utopici dello zio, crede di aver trovato la soluzione per realizzarli e per questo coinvolge la sua fidanzata Belen, totalmente all’oscuro del piano, che ribaltando l’ordine gerarchico maschilista scoprirà di essere la pedina fondamentale per realizzarlo e poi c’è Riccardo, che tutti chiamano Richard (non sa nemmeno lui perché), che sogna un futuro da cantante nelle metropolitane di New York.

Abbiamo cominciato in scena a porgerci la giuste domande, senza la presunzione di trovarne le giuste risposte perché a occuparsi dell’utopia si finisce sempre a trattarla come se fosse materia ragionabile.

Ecco perché; Belen, Benjamin, Nicolas e Riccardo pur non intendendosi di utopia riescono a cavalcarla fino in fondo, tanto da scoprire che ormai è troppo tardi e non gli resta che combattere.
Fino a che vinca il più forte.

Simone Luglio

 

SANTIAGO SANGUINETTI Il drammaturgo Santiago Sanguinetti nasce a Montevideo nel 1985. Si diploma alla Scuola multidisciplinare d’Arte Drammatica Margarita Xirgu nel 2008, successivamente diventa un membro dell’Istituto dei professori di Artigas nel 2012. Nel corso degli anni ottiene diversi riconoscimenti, tra cui il Premio Nazionale di Letteratura, il Premio Onetti a Montevideo, il Premio Florencio dell’Associazione dei Critici, il Premio Molière dell’Ambasciata di Francia e ottiene il fondo per la formazione e la creazione artistica 2012-2014 del Ministero dell’Istruzione e della Cultura. Dal 2008 comincia a lavorare come attore all’interno della Commedia National di Montevideo e dal 2009 le sue opere entrano a far del repertorio della compagnia stabile di Montevideo.

Ha ricevuto diverse borse di studio internazionali che lo hanno portato a studiare ad Avignone (Festival International de Théâtre), Barcellona (Sala Beckett), Nottingham (World Event Young Artists), Santiago del Cile (Teatro Amplio, residenza), Buenos Aires (Panorama Sur) e Montpellier (Center Dramatique National). I suoi testi sono stati rappresentati in Uruguay, Argentina, Brasile, Colombia, Cuba, Messico, Stati Uniti, Spagna, Inghilterra e Francia.

Ha pubblicato diversi libri come: “Dramaturgia imprecisa (Estuario, 2009)”, “Sulla teoria dell’eterno ritorno applicata alla rivoluzione nei Caraibi” (Banda Oriental, 2013) e la “Trilogia della rivoluzione (Estuario, 2015)”. Viene inserito inoltre nelle antologie teatrali uruguaiane contemporanee curate da Paso de Gato (Messico) e Casa de las Américas (Cuba), entrambe nel 2015. Ha pubblicato articoli su riviste specializzate a Madrid (Atto Primo), L’Avana (Conjunto) e Santiago del Cile (Apuntes di Teatro). È stato tradotto in francese, inglese e portoghese. Dal 2016 è Direttore della Scuola Multidisciplinare d’Arte Drammatica Margarita Xirgu .